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Attentato in Pakistan, Giordana: “E’ nato un nuovo gruppo terroristico”

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Emanuele Giordana, esperto di storia e cultura dell’Asia centrale, saggista e nota firma di varie testate, che con la Dire parla dell’attacco che ha fatto 21 vittime in una universita’ di Charsadda

di Alessandra Fabbretti
da www.dire.it

ROMA – “Siamo di fronte a una novita’. E’ probabile che quella che era una costola dei Talebani pakistani si sia staccata e sia diventato un’entità autonoma“, dice Emanuele Giordana, esperto di storia e cultura dell’Asia centrale, saggista e nota firma di varie testate, che con la Dire parla dell’attacco che ha fatto 21 vittime in una universita’ di Charsadda.

L’attentato, stando alle prime notizie, e’ stato rivendicato dal Mullah Omar Mansour, della fazione che ha il controllo sull’omonimo distretto di Charsadda e su una fazione interna ai Talebani pakistani (Tehreek-e-Taliban Pakistan – Ttp). Ma la smentita giunta subito dopo dalla leadership del Ttp, che condanna l’attacco come “contrario ai principi dell’islam”, “rende la ricostruzione dei fatti molto piu’ complicata”, ammette Giordana.

“Mansour in effetti e’ colui che ha rivendicato anche l’attentato alla scuola per figli di militari di Peshawar – l’attacco piu’ efferato che il paese abbia subito, in cui morirono 132 ragazzzi, ndr – nell’ottobre del 2014. Allora, Omar Khorasani, il capo dei Talebani, non lo rivendico’, “ma neanche lo smenti’. Il fatto invece che prenda le distanze da quello di oggi indica uno scollamento, e la nascita di un nuovo gruppo, in evidente contrasto con Khorasani“. Il dissidio interno al Ttp ha avuto inizio nel 2014, “alla morte di Hakimullah Mehsud, il primo capo dei Talebani”. E infatti la fazione guidata da Mansour prende il nome da lui. Ma le ragioni alla base delle frizioni restano oscure.

L’obiettivo di Mansour allora, secondo Giordana, potrebbe essere doppio: colpire un simbolo dell’occidente – l’istruzione – e mandare un messaggio al governo di Islamabad, il quale ha promesso il suo aiuto a Kabul – nel processo di pace coi Talebani afghani – in cambio della caccia al leader Fazlullah.

Se in qualche modo l’attentato di oggi dovesse far capire al governo di Nawaz Sharif che Kabul sta coprendo un capo talebano, il riavvicinamento tra i due paesi – e quindi il processo di pace – fallirebbe del tutto. “Ma e’ presto per fare una simile previsione” chiarisce Giordana, che spiega il contesto dei rapporti tra i due paesi: “Il Pakistan ha sempre appoggiato i Talebani dell’Afghanistan, perche’ era un buon modo per controllare indirettamente quel paese. Ma quando un gruppo talebano si e’ costituito anche in Pakistan, nel 2007, le cose sono cambiate: anche Kabul aveva dei miliziani da ospitare come arma per ricattare il paese vicino. Islamabad allora ha finalmente capito che per eliminare coloro che volevano rivesciare il suo governo, doveva collaborare con Kabul nella lotta ai Taliban”.

Proprio la nascita del Ttp ha favorito paradossalmente “un riavvicinamento tra i governi di questi due paesi”. La cattura del Mullah Fazlullah rientra nel quadro della piu’ ampia lotta dell’esercito pakistano ai talebani: “da un anno e mezzo i militari conducono una violenta operazione nel Waziristan – al confine tra Afghanistan e Pakistan – e hanno ucciso centinaia di guerriglieri del Ttp. Islamabad, osserva l’autore di ‘Diario da Kabul’, non e’ stata corretta con questi miliziani, poiche’ “due anni fa e’ stata tentata la strada della mediazione tra il governo e i Taliban, ma e’ fallita. Pochi giorni dopo e’ partita l’operazione in Waziristan: fatto che ha sorpreso tutti, perche’ le manovre per il dislocamento di ben 30mila soldati non potevano essere state organizzate in cosi’ poco tempo“.

Il piano era stato quindi preparato gia’ da settimane prima. “E infatti, dopo quattro mesi Mansour ha colpito la scuola di Peshawar”, un istituto frequentato unicamente dai figli di militari. Ma se l’attacco di Peshawar e Charsaddi sono “ritorsioni nei confronti del governo e dell’esercito”, a guidarli non sono piu’ i Talebani storici, bensi’ un gruppo a se’, che sta rivendicando una propria agenda e spazio di autonomia.

21 GENNAIO 2016

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